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ritratto d'autore:
IL MAESTRO STEFANO LONGAGNANI

Vanno aumentando i riconoscimenti all’attività artistica del Maestro Stefano Longagnani, elargiti da più parti, questo ancor più dell’autore, che è persona modesta, rende fieri i sanfaustinesi. Il Maestro è nato in paese il 21 ottobre 1939, primo di sette fratelli. A guidare la numerosa famiglia è il padre Bartolomeo, apprezzato artigiano del legno, ma anche personaggio importante che ha saputo scrivere molte pagine della storia sanfaustinese. Bartolomeo,infatti, non spese solo le proprie energie nell’ambito famigliare, ma si adoperò decisamente in modo egregio nell’attività parrocchiale, partecipò al partigianato cattolico ed il suo nome appartiene ai fondatori della Democrazia Cristiana. Uomo generoso e retto , Bartolomeo, fu soprattutto austero con se stesso, così come con i figli. In famiglia, infatti, non c’era spazio per le tenerezze. Stefano che del padre conserva un pur mirabile ricordo avrebbe desiderato ricevere anche le sue coccole , ma non osava dirlo e andava chiudendosi  sempre più in se stesso. Della sua infanzia conserva, seppure un po’ sfuocati, i ricordi paurosi della guerra che andavano incidendo il suo animo sensibile ; fra questi appaiono però nitide le scene in cui, per timore dei bombardamenti, riparava, assieme alla mamma e ai fratelli più piccoli, nella vecchia  ma accogliente stalla, fra mucche e vitelli, di Pantaleone Baccarani. Quel clima di paura andava acuendo la sua timidezza; Stefano per reazione si rifugiava in modo compensatorio nel suo mondo fantastico, là dove poteva coltivare i suoi sogni. A dare consistenza a quei sogni, giunse un giorno degli anni  ’50 un frate appartenente all’Ordine dei Carmelitani Scalzi , il quale predicando ai sanfaustinesi magnificava la bellezza dell’essere missionari in terre lontane e quanto fosse meraviglioso salpare i mari, salvare un’anima e poi morire. Stefano ascoltando incantato quelle parole pensava di avere scoperto quale fosse realmente la propria vocazione. Tornato a casa chiese ed ottenne di entrare a far parte dei Carmelitani Scalzi nel loro collegio di Monza. Là trovò un altro ragazzo sanfaustinese, Ildebrando Vezzani. In quell’ambiente Stefano, oltre a studi rigorosi e severi, venne iniziato alla musica da Padre Edoardo, da lui, infatti, apprese i primi segreti di quell’arte che nel tempo sviluppò come autodidatta. In collegio incominciò pure a scrivere, pubblicando su “ Il Carmelo di Monza “ racconti e favole che la fervida creatività del ragazzo andava producendo. Tuttavia quell’ambiente ricco di stimoli culturali, ma inflessibile (e coercitivo), stava diventando troppo stretto per il suo spirito “liberal”: Stefano, insofferente alla rigida disciplina che andava generando una trasgressiva ed accentuata ribellione adolescenziale, decise di uscirne. Si spense in lui il desiderio di abbracciare la vita religiosa; anzi., a fronte di una profonda e convinta spiritualità, veniva delineandosi in  Lui un rifiuto categorico verso ogni forma di ritualità. Abbandonato, quindi, il Carmelo rientrò in famiglia e proseguì gli studi classici appassionandosi sempre più al greco, al latino e alla letteratura italiana. A San Faustino, Stefano, contemporaneamente agli studi, cominciò a coltivare anche la sua maestria musicale mettendola a disposizione del coro parrocchiale  e di ogni sposalizio dove necessitasse un accompagnamento musicale. L’apprezzamento per le sue interpretazioni varcò in breve i confini del paese e le richieste per averlo quale organista andarono sempre più aumentando. La metamorfosi nella vita del Maestro Longagnani è segnata dall’incontro con una splendida ragazza: Franca Ricchetti; quell’evento saprà dare nel tempo senso e significato alla vita dei due giovani. Franca riuscirà a scaldare il cuore di Stefano e gioiosamente egli lascerà che dal proprio cuore fluisca tutta la linfa poetica fino allora trattenuta; a quella musa ispiratrice dedica tutte le sue poesie più belle, perché è Lei che da quel momento sa rendere la sua vita quale mitica e mistica poesia. Quei versi nascono in modo spontaneo, vengono vergati velocemente su svolazzanti foglietti, ma nessuno va perso, perché Franca li conserva uno ad uno, così come vengono custodite le ninne-nanne dedicate all’amata figlia. Stefano da sempre interprete diventa anche compositore di brani musicali e l’occasione gli è data nel momento in cui durante una delle tante visite a Pievi romaniche compiute insieme a Franca, egli vede un organo e d’acchito comincia a suonarlo dedicando alla sua donna una musica nuova dolcissima. Quel brano creato all’improvviso sarà il primo a cui molti altri seguiranno.  Così il Maestro Longagnani alternerà alla composizione di brani musicali quelli poetici, come a dare pennellate di colore alla vita. Sono molte le sue poesie già pubblicate, ma una inedita l’ha voluta dedicare alla sua comunità ecclesiale in occasione del Natale. L’architettura dell’impianto creativo del Maestro Stefano trova ispirazione dall’arte romanica e ne ricalca la costruzione. Proprio come le Pievi romaniche la sua poesia descrive intensamente il senso interiore dell’evento ispiratore con modalità sintetiche ed essenziali. La maestria di Stefano Longagnani, a parere degli esperti, è avvincente e coinvolgente, perché sa parlare al cuore dell’uomo, lo prende timidamente per mano per condurlo nella trascendenza infinita a contatto con il Creatore.

                                                                               Maria Giustina Guidetti Mariani
 

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